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-PROGRAMMA TERRA d'ITALIA-

PARTITO TERRA d'ITALIA ha come obiettivo costante la difesa dei valori intriseci della ruralità e degli interessi del mondo rurale, così come la valorizzazione delle attività tradizionali e culturali sulle quali si fondano le identità nazionali, in particolare quelle della caccia, della pesca, dell'agricoltura, delle tradizioni, dell'ambiente, dell'artigianato e del commercio, del turismo, nonché della specifica tutela e difesa delle categorie socio-economiche ad esse collegate.


A questo proposito il Partito si prefigge di contribuire:
  • alla proposizione, modernizzazione, rivisitazione e all'eventuale modificazione, di tutte le normative nazionali e internazionali correlate in qualche modo alla ruralità;
  • alla proposizione, modernizzazione, rivisitazione e all'eventuale modificazione, di tutte le normative nazionali e internazionali, riguardanti l'intero palinsesto correlato in qualche modo alla corretta fruizione del territorio, sia che questa venga praticata sotto l'aspetto professionale che in quello amatoriale. Appartengono alla corretta fruizione del territorio la caccia, la pesca, le pratiche agricole, la raccolta dei frutti del sottobosco, gli sport praticati all'aria aperta, il turismo, etc., etc.).
  • alla richiesta del riconoscimento ufficiale dei cacciatori, oltre che dal dicastero dell'Agricoltura, anche da quello dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Ciò affinché anche i praticanti l'attività venatica possano far parte attiva e responsabile delle competenze ambientali assegnate loro dalla L. 157 del 1992;
  • alla compilazione di una sorta di "Libro Bianco" atto a raccogliere al proprio interno tutte realtà ambientali del nostro Paese, composte dalle mille sfaccettature e dai mille colori che caratterizzano le nostre diversità , ma soprattutto le nostre specificità e le nostre tradizioni popolari e culturali. Da qui l'impegno di TERRA d'ITALIA di arrivare finalmente alla realizzazione di una legge sull'Ambiente unica che sappia distinguere, senza pregiudizi o scelte settoriali, le diversità e le specificità esistenti fra gli svariati interessi di tutte le categorie interessate;
  • alla realizzazione di un "Centro Nazionale (e/o Internazionale) per la Corretta fruizione del Territorio" dove possano convergere -in stretta collaborazione con gli Istituti vocati e alle Università italiane ed estere correlate alle materie ambientali e socio/economiche di settore- tutti gli studi, le ricerche, i simposi, le proposte, etc., finalizzate al conseguimento di una sempre maggiore attenzione alle problematiche legate alla corretta fruizione del territorio esistente.


PARTITO TERRA d'ITALIA ha per oggetto la conservazione e la gestione del territorio naturale e costruito del nostro Paese, patrimonio dell'Umanità.
Pone inoltre una particolare attenzione al miglioramento della difesa e della sicurezza del cittadino. Il nostro programma prevede al proposito il rafforzamento della collaborazione con le forze dell'ordine, alfine di creare con esse, e per esse, le migliori condizioni di operatività.
Per ottenere tutto questo, TERRA d'ITALIA intende dare a tutti gli iscritti che lo desiderino, l'opportunità di partecipare attivamente alla vita politica e decisionale del proprio paese, creando insieme a loro tutte le condizioni necessarie per rappresentare le istanze del Partito nei consessi periferici, provinciali, regionali, nazionali e internazionali.

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15 Novembre 2007

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fai delle fotocopie e distribuisci ai tuoi amici i nostri "XII Comandamenti"!


GUARDA UN PÒ CHI SI RIVEDE: LA 157 del 1992!
Fino alla fine della passata legislatura, gli inquilini della casa nel Bosco non facevano che parlare della sua "modifica". Qualche deputato voleva addirittura gettarla nel cestino. Sono passati quasi due anni e nessuno ne parla più.
Noi di TERRA d'ITALIA -invece- siamo ancora convinti che occorra modificarla.


i XII Comandamenti di TERRA d'ITALIA
"Proposte di modifica e contenuti essenziali del nuovo testo da presentare a Camera e Senato concernente le Norme per la protezione (conservazione) della fauna selvatica omeoterma e il prelievo venatorio" (L. 157/92).


La L. 157 approvata dal lontano 1992 dimostra oggi tutti i suoi limiti. La complessità degli obiettivi prefissati a partire dalla sua approvazione in parlamento, è ormai più che manifesta. Questa legge, nata dalla fusione di proposte diverse, integrata, modificata nel corso dei dibattiti parlamentari passati e recenti, mostra i limiti della sua genesi: linguaggio improprio, ripetizioni, incompletezze, contraddizioni, disorganicità, scarsa attenzione su argomenti pur importanti quale quello del prelievo alla selvaggina migratoria, sono le pecche più evidenti. Non di meno, sia pure sul filo di un ragionamento politico faticosamente individuato, essa ha portato egregiamente a termine le proprie finalità, quelle cioè di allontanare dalla stragrande maggioranza dell'opinione pubblica la messa in discussione della legittimazione dell'attività venatoria, in senso sostenibile, nel nostro Paese.
La legge quadro del '92 tuttora in vigore, confluisce sul territorio agro-silvo-pastorale tanto le istanze agricole, protezionistiche che quelle vocate allo sforzo di caccia.
Le modifiche richieste, le proposte ed ancora il rafforzamento di alcuni principi fondamentali in essa contenuti, rappresentano per TERRA d'ITALIA un passaggio inevitabile del quale il parlamento dovrà farsi carico al più presto, pena la sconfitta stessa dei principi fondamentali che regolamentano le diversità, le specificità e le tradizioni culturali di una parte importante della popolazione italiana.

Commento:

Comandamento n° 1. La richiesta di modificare il sostantivo protezione con quello di conservazione, scaturisce dal concetto stesso, di per sé innovativo, espresso dalla riforma, e cioè quello della pianificazione del territorio e della programmazione delle attivit&` in esso praticate, ivi compresa l'attivit&` venatica. Su tale concetto, è lecito comprendere che, se la protezione significa tutelare, tout-court, un bene senza peraltro intervenire in alcun modo, conservare ne prevede al contrario l'intervento diretto. Un albero da frutto lasciato a se stesso, se colpito da parassiti e senza la debita potatura, muore in poco tempo. Le cure dell'agricoltore, non solo ne prolungano la vita, ma ne aumentano anche la produzione. Nello stesso punto 1., TERRA d'ITALIA chiede di aggiungere ad ogni scadenza indicata dalla riforma, alla preposizione entro, il rafforzativo e non oltre, al fine di raggiungere le finalità dettate dalla normativa nei tempi previsti dalla medesima.

Comandamento n° 2. Con il criterio di pianificazione e di programmazione introdotto dalla legge, riteniamo che un calendario venatorio di durata almeno quinquennale, debba dare a tutti gli interessati, una soglia ragionevole di certezza sui risultati attesi dalle parti. Va da sé che il calendario può essere rivisitato prima della sua scadenza, se tale necessità viene sollecitata da seri motivi di ordine faunistico e/o ambientale.

Comandamento n° 3. Rafforzare i criteri di garanzia recitati dall'art.10 -comma 3. della normativa vigente, significa vigilare sulle reali applicazioni delle percentuali volute dalla riforma in relazione alla suddivisione del territorio. Se nell'assegnazione di queste percentuali il legislatore intende identificare porzioni ben precise solo per le zone protette (dal 20 al 30%) e per quelle destinate alle aziende private (15%), assegnando poi alla parte "rimanente il prelievo venatorio disciplinato dalle regioni (province)"-ndr- senza, machiavellicamente, definirne alcuna percentuale, è lecito concludere che lo stesso legislatore vuole escludere qualsiasi equivoco proprio con l'impostazione di quanto recitato dal -comma 4. che, riferendosi alle zone protette (per noi, conservate), impone: "In dette percentuali (dal 20 al 30%), sono compresi i territori ove sia comunque vietata l'attività venatoria anche per effetto di altre leggi e disposizioni"-ndr-. Troppo spesso si eludono, con volontà più o meni manifeste, i dettami della conclusione di questo importantissimo -comma 4. Ecco perché i Siti di Interesse Comunitario (SIC), le ZPS istituite successivamente all'entrata in vigore della riforma del '92, così come i parchi di nuova e futura istituzione, devono inequivocabilmente entrare a far parte di questa definizione. Punto e basta. Il controllo doveva (e deve!) essere esercitato dalle Associazioni di categoria (agricoltori, ambientalisti, ma soprattutto dalle Associazioni Venatorie!), ma conflitti di interesse e volontà più o meno manifeste (o pi&` o meno politicizzate!), hanno fatto sì che la coperta, fino ad oggi, scopra una volta la faccia e l'altra volta i piedi.

Comandamento n° 4. -modificare i periodi e gli orari di caccia:
-apertura: seconda decade di agosto per la caccia di selezione e per alcune specie di selvaggina migratrice (si ricordi che le Direttive europee in materia di caccia, suddividono i periodi di prelievo in decadi) Inoltre la Direttiva UE -Uccelli- 409/79 prevede all'art. 9.- il prelievo in deroga, per specie e con l'obbligo a cura degli stati membri dell'esplicazione esaustiva delle sue motivazioni, che possono essere di ordine ambientale, di prevenzione di gravi danni alle colture, al bestiame, ai boschi, alla pesca e alle acque -ndr. Sono tenute nel dovuto conto altresì le tradizioni e le abitudini culturali facenti parte delle diverse popolazioni residenti nelle località interessate alla deroga stessa;
-chiusura: ultima decade di febbraio per alcune specie di selvaggina migratrice in relazione "alle situazioni ambientali, tradizionali e culturali delle diverse realtà regionali" (la Direttiva europea non prevede la possibilità per nessuno degli gli Stati membri della chiusura dopo l'ultima decade di febbraio). É difficile prevedere le situazioni che giustifichino il ricorso a questa facoltà di deroga, ma, in tutti i casi in cui per circostanze varie (la presenza di fauna in grande quantità dovuta a situazioni straordinarie o a flussi migratori particolarmente abbondanti o anticipati rispetto ai periodi di caccia fissati dalla legge) sia preferibile anticipare l'apertura o ritardare la chiusura. Nello specifico sarà il calendario venatorio -strumento amministrativamente adatto ancor più se con cadenza quinquennale come richiesto dalle modifiche indicate da TERRA d'ITALIA- a cogliere i mutamenti della situazione faunistica, potendo così adottare le variazioni del caso, sia del periodo, sia del carniere, sia delle specie. l'anticipazione, in particolare, potrebbe interessare talune specie di uccelli migratori in relazione ai rispettivi periodi di migrazione. A questo fine l'INFS ha già indicato, a suo tempo, la tortora, il colombaccio, il merlo, lo storno, l'allodola, i passeri e i corvidi per la caccia da appostamento in giorni fissi. Il germano, l'alzavola e la marzaiola, la pittima reale e il combattente, la folaga e la gallinella per la caccia da appostamento. Sul corretto esercizio di questa potestà sarà chiamato ancora una volta a vigilare l'INFS e/o gli Istituti regionali parificati, dal momento che devono essere preventivamente interpellati per verificare se "l'autorizzazione" rientra in un adeguato piano faunistico-venatorio. Lo stesso discorso vale per la caccia di selezione agli ungulati: potranno essere cambiati i termini della stagione ordinaria, purché sulla base di precisi piani selettivi di abbattimento;
-Orari: da un'ora prima del sorgere del sole a un'ora dopo il suo tramonto in relazione alle effemeridi solari. Troppo fuorviante appare per ognuno l'indicazione dell'ora precostituita che non sempre corrisponde all'esatta condizione di luce necessaria per praticare lo sforzo di caccia. Non ultimo problema: chi può giurare di possedere un orologio che non sbaglia di un minuto?

Comandamento n° 5. -reinserire in calendario alcune specie oggi considerate non cacciabili. Sulla base dei criteri recitati dalla L. 221/02 (prelievo in deroga) occorre, ad esempio, tenere nella dovuta considerazione il fatto che le specie fringuello <fringilla coelebs> e peppola <fringilla montifringilla> risultano specie cacciabili, poiché, se è vero che la direttiva UE 409/79 ne vieta l'abbattimento, esse risultano invece cacciabili per la Convenzione di Berna n° 503. Ricordiamo che essa, ratificata due anni dopo,e cioè il 5 agosto 1981, ha ottenuto l'avallo della Comunità Europea (oggi UE). Occorre inoltre aggiungere che le due specie -almeno in Italia- (noi aggiungiamo anche lo storno <sturnus vulgaris> del quale, pur se solo in particolari condizioni esplicitate dall'art. 9 della Direttiva UE 409/79, ne è permesso il prelievo in deroga dal 2002 grazie ai dettami della L. nazionale n° 221) non sono in pericolo di estinzione, mentre sono ancora vive in alcune regioni del nord e del centro, radicate tradizioni di caccia che le interessano. Il concetto di permissività del prelievo (prelievo in deroga), fermo restando i pareri scientifici previsti dalla normativa nazionale, deve tener conto, essenzialmente, delle tradizioni e delle specificità radicate nelle svariate regioni del nostro Paese. Appare evidente che tale permissività del prelievo (prelievo in deroga) sarà circoscritta alle sole località dove queste tradizioni fanno parte del bagaglio culturale della popolazione residente. Al proposito ogni regione dovrà munirsi di un capitolato dove siano indicati i criteri per la corretta applicazione del prelievo in deroga, come previsto dalla normativa nazionale, la 221/02. La bozza di tale capitolato denominato "Progetto di Legge quadro regionale sul prelievo in deroga", è pronto per essere sottoposto da TERRA d'ITALIA agli organi preposti di Camera e Senato;

Comandamento n° 6. -modificare -Art 18 -comma 6-: "il silenzio venatorio nei giorni di martedì e venerdì non si applica relativamente al prelievo della fauna selvatica migratrice". Perché andar per allodole mercoledì, se il pieno del passo è di martedì? Per fare un regalo ai nostri cugini europei? Messo che i cadeaux si fanno solamente in maniera spontanea e non in condizioni d'obbligo, TERRA d'ITALIA reputa questa limitazione inutile, per quanto riguarda il prelievo della migratoria,e addirittura dannosa per la selvaggina stanziale: infatti, oltre che a mortificare la libertà di movimento dell'intera categoria dei cacciatori, la normativa non presenta alcun vantaggio pratico sulla conservazione della fauna selvatica, dal momento che è proprio la giornata di silenzio venatorio che "rassicura" per così dire la selvaggina sedentaria, aumentandone in modo esponenziale, il giorno dopo, le possibilità di cattura. Chi legifera deve comprendere una volta per tutte che il concetto predominante che caratterizza la passione per la caccia è la libertà. All'interno di questa libertà deve esistere anche quella di poter scegliere di "andare" quando se ne ha voglia (fermo restando il rispetto scontato delle nomative). Sarebbe come pretendere dalle coppie italiane che possano fare l'amore quando vogliono, esclusi il martedì e il venerdì!

Comandamento n° 7. -permettere a tutti i cacciatori che ne facciano richiesta documentata, il cambiamento della cosiddetta "residenza venatoria" (e di conseguenza l'ATC di competenza) in deroga alla propria residenza anagrafica. Tale deroga potrà essere applicata in favore di tutti coloro che presenteranno, documentandole, serie motivazioni quali ad esempio: ubicazione del posto di lavoro in ATC diverso da quello di residenza, seconda casa, parentela con altro cacciatore residente in altro ATC (fino al 2° grado di parentela), etc.. Il perdurare di tale normativa, che noi chiamiamo "spaccafamiglie" e "spaccacompagnie" penalizza pesantemente parenti e amici che, fatalmente, abitano in Ambiti di diversa individuazione;

Comandamento n° 8. -eliminare l'"opzione di caccia" art .14 -comma 6.- e, di conseguenza, adeguare il -comma 5. dell'art 12. TERRA d'ITALIA considera l'obbligatorietà della "scelta di caccia" un fatto del tutto lesivo della libertà di movimento dell'intera categoria. Non solo, ma una volta ratificata la scelta, questa costringe i protagonisti a rimanere per anni prigionieri di una sorta di "gabbia venatoria";

Comandamento n° 9. -modificare l'art. 14 -comma 1- (A.T.C.) la definizione "di dimensioni subprovinciali" in "di dimensioni preferibilmente subprovinciali". La possibilità di poter decidere la suddivisione del territorio provinciale tenendo conto prima di tutto delle effettive caratteristiche ambientali e faunistiche, e quindi delle reali e soddisfacenti possibilità di prelievo, diviene addirittura inderogabile laddove non ne esistano presupposti adeguati. Si pensi alla deroga applicata per l'Ambito di Rimini, dove l'ATC è uno soltanto, decisione presa collegialmente a causa della sua oggettiva mancanza di territorio. Nello stesso tempo, perché costringere il cacciatore che abita nella pianura della propria provincia a richiedere (e pagare!) un altro Ambito della sua stessa provincia, se ha voglia di andar per beccacce o cinghiali? E perché deve fare altrettanto il "montanaro" che vuol provare l'emozione di un volo di pavoncelle? l'applicazione di una sorta di "interscambio" praticato da alcune province e da alcune regioni, ci appare del tutto insufficiente;

Comandamento n° 10. -proporre la "Libera circolazione su tutto il territorio nazionale per il prelievo venatorio della sola selvaggina migratrice" (v. proposta già elaborata da TERRA d'ITALIA www.tarraditalia.org : "MOBILITÁ - Proposta di modifica e Integrazioni della L. 11 Febbraio 1992 n° 157"). Non vogliamo portare via tempo prezioso ai nostri elettori. Troppo inchiostro è stato usato per questo scabroso problema. Un concetto su tutti: è inammissibile far pagare ad un'intera categoria di cittadini una tassa di concessione governativa e regionale che, come dice il nome, dà "concessione" a chi la paga di esercitare il prelievo venatico "su tutto il territorio nazionale", e pretendere poi dalla stessa categoria -sempre e solo quella: i cacciatori!- di far domanda con il cappello in mano a un altro ATC (e due!), aspettare la risposta, pagare un'altra gabella, per poter cacciare la fauna selvatica migratrice in un'altra regione che non sia la sua. Siamo al paradosso. Su questo punto, TERRA d'ITALIA è pronta a mettere in discussione la stessa definizione di "bene indisponibile dello Stato" assegnato dalla 157/92, oltre che per la fauna sedentaria, anche per quella migratoria. Ma questa è un'altra storia che sarà esaminata a tempo debito...
La mancanza di una "Mobilità" ragionevole e liberista non solo risulta censurabile sul piano squisitamente ideologico, ma si rivela addirittura lesiva della dignità di un'intera categoria di cittadini. Per gli stessi motivi è nostra ferma intenzione eliminare quanto prima possibile l'estemporanea e macchinosa invenzione della cosiddetta "teleprenotazione", praticata in alcune regioni pur nel silenzio della legge. Ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, qualcuno dei tecnocrati della politica che niente sanno di caccia, ha dimenticato cosa rappresenta veramente questa attività per gli Uomini dei Boschi: la libertà!

Comandamento n° 11 -richiedere per le Associazioni venatorie il riconoscimento anche da parte del Ministero dell'Ambiente, legittimando in tal modu/divquot;. Qualche deputato voleva addirittura gettarla nel cestino. Sono passati quasi due anni e nessuno ne parla pi/b`uo la presenza dei cacciatori ovunq- di far domanda con il cappello in mano a un altro ATC (e due!), aspettare la risposta, pagare un'altra gabella, per poter cacciare ue si parla di sforzo di caccia, ma anche d'ambiente: parchi, comitati direttivi dei medesimi, consulte nazionali, regionali e provinciali, tavoli di lavoro di carattere faunistico/ambientale, etc. Al fine di far conseguire alle armerie le stesse finalità perseguite dai cacciatori, TERRA d'ITALIA chiederà il riconoscimento nazionale da parte dei dicasteri delle Politiche Agricole e dell'Ambiente anche a nome e per conto delle organizzazioni nazionali rappresentanti gli armieri, purché in regola con i requisiti previsti dalla legge.
TERRA d'ITALIA ritiene indispensabile l'entrata ufficiale nel dicastero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare delle organizzazioni venatiche e di quelle che rappresentano le aziende produttrici (e/o venditrici) di fucili per uso caccia, purché rappresentative a livello nazionale e in regola con i requisiti previsti dalla legge; per le ultime, è nostra intenzione promuoverne anche il riconoscimento da parte del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, garante e depositario storico delle istanze venatorie. Tutto ciò scaturisce dall'esigenza da parte dei cacciatori e dei produttori, ma anche dei commercianti, di armi da caccia, di poter intervenire alle discussioni che riguardano da vicino entrambe le categorie. Si pensi, ad esempio, al Ministero dell'Ambiente dove si assumono spesso decisioni da adottare avverso i cacciatori e gli armieri senza che questi possano entrare a far parte del dibattito, semplicemente perché non interpellati. Al contrario gli ambientalisti e gli animalisti, sono invitati in modo permanente là dove si parla di prelievo e di armi da caccia: consulte venatorie nazionali e locali, piani faunistici regionali, calendari venatici, comitati direttivi ATC, tavoli di lavoro sul prelievo venatorio, etc., etc..

Comandamento n° 12 -proporre "Riformulazione e depenalizzazione delle sanzioni in ordine all'attività venatica". Per noi di TERRA d'ITALIA occorre depenalizzare i reati minori. Sarà indispensabile invece -oltre che con l'ammenda- sanzionare anche con la sospensione del permesso di caccia (fino ad arrivare alla revoca per i recidivi) tutti i reati in contrasto con le norme nazionali e comunitarie di conservazione della fauna selvatica. Un piccolissimo commento: non si può -e non si deve- applicare il Codice Penale per l'abbattimento di una tortora con il collare avvenuto in buona fede, magari alle prime luci dell'alba. Come non si deve "solamente" sanzionare con l'ammenda amministrativa, il maleducato che per costruire il proprio appostamento temporaneo, taglia rami di un albero da frutto, chi spara nei frutteti infischiandosene degli impianti di irrigazione in atto, o colui che centra un airone "scambiandolo" per un germano: occorre anche sospendere il suo "tesserino di caccia". E, se continua, revocarglielo per sempre. Su questo, amici, dobbiamo essere tutti d'accordo.



La Direzione Nazionale di TERRA d'ITALIA



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